Ricordo ancora l’ingresso nella mia Amministrazione, nella quale – nel lontano 1997 – provavo a ricostruire una mappa delle conoscenze (quella che oggi definiremmo knowledge management), per orientarmi e riuscire ad affrontare il mio ruolo da neoassunto senza perdere quella capacità di problem solving creativo che ha mi ha contraddistinto sin dal periodo di formazione scolastica; in tal senso, l’utilizzo del pensiero computazionale (nella sua formulazione primitiva dei diagrammi di flusso durante gli studi) è ancora oggi un punto di partenza e lo schema base per affrontare ogni decisione, con la consapevolezza dei rischi che la disruptive innovation può portare nella Pubblica Amministrazione. Alla domanda di quel giovane neoassunto, i colleghi usavano spesso rispondere con la solita frase “faccio così, perché si è sempre fatto così” o espressioni similari che denotavano, loro malgrado, una scarsa propensione ad approfondire i contenuti del proprio lavoro ma anche di aver poco chiari i reali obiettivi dell’agire pubblico in quel contesto. Un ambiente adeguatamente informatizzato ma nel quale spesso i PC erano ancora utilizzati con la logica del “videoterminale” o peggio ancora della “macchina da scrivere”, seppur elettronica.
Ecco in quel contesto, il primo ruolo operativo che mi fu assegnato era quello si smaltire un enorme carico di arretrato di inviti alle imprese per regolarizzare la loro posizioni anagrafica con il neonato Registro delle imprese. Sapete come? Dotandomi di cartoline, di un enorme registro di protocollo e udite udite di penna e “carta copiativa”!
Quel giorno la scena mi fece sorridere, in quanto mi rimembrava l’immagine di un film in cui Totò lavorava come archivista capo in un Ministero, ma al tempo stesso mi fece riflettere e porre un primo interrogativo: sarò capace di cambiare questo posto o questo posto potrà cambiare il mio modo di pensare e lavorare? Beh, accettata la sfida, decisi di adoperarmi per cambiare quel contesto lavorativo e, insieme, ad un piccolo gruppo di neocolleghi provai a sviluppare un percorso che oggi mi viene riconosciuto, quale innovatore del motore organizzativo di quella che è ancora la mia Amministrazione e quale precursore di un nuovo modello relazionale tra la PA per le imprese e i suoi interlocutori, in primis imprenditori e professionisti che ne curano gli adempimenti.
Come iniziai? Facendo di necessità virtù, sfruttando una vecchia versione disponibile dell’allora Lotus 1-2-3 che tra foglio di lavoro e database, consentiva di informatizzare e produrre in automatico gli inviti da regolarizzare, archiviando le informazioni per una successiva ricerca. Dopo aver convinto l’allora Capo Servizio, non senza qualche ostilità dei colleghi, avviai questa nuova modalità e nell’arco di un mese circa, quell’enorme mole di lavoro fu smaltita e non ebbe più a ricrearsi, liberando energie da dedicare ad altre funzioni.
Da quel momento in poi, sono state diverse le soluzioni organizzative adottate sia all’interno che nel rapporto con il contesto esterno, soluzioni che risentono anche dell’accresciuto ruolo nell’organizzazione, oggi corrispondente a quello dirigenziale di Vice segretario generale e RTD, oltre che dello sviluppo di quelle competenze trasversali (in parte “certificate” anche con un primo apposito piano formativo AICA “e4job – Cultura Digitale per il Lavoro”, sotto il patrocinio di AgID, conclusosi 2018, tra i primi esempi applicati alla Pubblica amministrazione).
Ispiratore, socio fondatore e amministratore di Ecosistema camerale, l’associazione nata dall’esperienza di un gruppo Facebook (di oltre 2600 partecipanti) con lo scopo di dare maggior forza ad un processo focalizzato sulle persone del Sistema camerale (a prescindere dai ruoli istituzionali) che – dal basso (bottom up) – possono mettere al centro le proprie idee, proposte e riflessioni sull’evoluzione delle Camere di Commercio e del Sistema camerale in generale come strumento di sviluppo a supporto dei sistemi economici locali. Uno dei primi esempi di advocacy applicata alla pubblica amministrazione in Italia.
Passando per i progetti di digitalizzazione e dematerializzazione, tra i quali il riconoscimento del premio “Meno Carta, Più Valore” ricevuto proprio attraverso Forum PA, con il patrocinio del Ministero della Funzione Pubblica
Negli ultimissimi anni, certamente l’esperienza più esaltante è stata gestita, nell’ambito dell’Area di competenza, nel contesto emergenziale che da un lato ha richiesto l’attivazione del lavoro agile emergenziale (applicato al 100% dei collaboratori, con turnazione in presenza – anche in relazione ai servizi di front office fisici – sin dal lontano 15 marzo 2020), quale compromesso ideale tra l’esigenza di tutela della salute degli individui e la prosecuzione senza soluzione di continuità del servizio pubblico, garantendo gli adeguati standard qualitativi e quantitativi e un sensibile miglioramento del livelli di produttività; dall’altro lato, con le soluzioni organizzative necessarie alla rimodulazione dei servizi al pubblico, con la formula degli sportelli e delle prenotazioni online, degli appuntamenti via web per le attività di supporto e consulenza, della programmazione di iniziative a tema nel contesto pandemico per l’utilizzo di soluzioni digitali e per lo sviluppo di competenze digitali tra gli imprenditori e i lavoratori nelle imprese, con alto livello di soddisfazione di tutti gli stakeholder.