Alla fine del 2014, vengo contattato dalla governance dell’Università di Genova, che ritiene necessario aggiornare il sito web. Il lavoro da me svolto ha portato ad una profonda trasformazione digitale dei servizi informativi alla base del web di ateneo, nonostante i pur stringenti vincoli economici, politici e organizzativi di una pubblica amministrazione. Ma pure gli ostacoli politici e organizzativi impallidiscono davanti alla resistenza culturale del radicatissimo abbiamo sempre fatto così. Nel web di ateneo, la prassi è la proliferazione di touchpoint progettati esclusivamente a misura di chi li deve mantenere; monadi tecnologiche realizzate con le competenze già presenti nell’istituzione, in modo da non costringere alla formazione e all’aggiornamento professionale; open source come sistematica strategia di deresponsabilizzazione, invece che come modello di divulgazione e condivisione della conoscenza. Le ragioni di scelte così dannose per la pubblica amministrazione sono storicamente numerose e complesse, così come risulta spesso sbagliato attribuire colpe individuali quando il contesto collettivo impedisce di operare diversamente. Ma dal punto di vista del design orientato a una maggiore soddisfazione dei bisogni degli utenti, conta soltanto come questo circolo vizioso possa essere spezzato e come si possa avviare una maturazione dell’istituzione nei confronti dell’esperienza dei suoi utenti (Nielsen, 2006).